LETTERA APERTA ALLA SINDACA DI CORSICO
Antonella Prota Giurleo
Cara Maria,
mi è dispiaciuta la tua risposta alla richiesta di referendum sulle questioni del nuovo municipio. Tu chiedi e, in sostanza, sfidi chi ha firmato la petizione a proporre soluzioni alternative rispetto alla decisione assunta dalla giunta. Mi pare contraddittorio chiedere risoluzioni di problemi che non sono stati enunciati nella loro complessità alla cittadinanza prima di ipotizzare una soluzione.
Penso che sia possibile trovare soluzioni condivise solo attraverso una reale partecipazione democratica, partecipazione che tu e la tua giunta non avete perseguito come obiettivo pur essendo essa un punto cardine del programma elettorale che ha portato alla tua elezione come sindaca della città.
A meno che tu, le assessore e gli assessori non intendiate i termini informazione ( peraltro su decisioni già assunte) e partecipazione come sinonimi. Ma mi disturba e mi avvilisce pensare che la sindaca che ho contribuito ad eleggere e la giunta da lei designata possano cadere in una simile confusione linguistico – politica.
Tendo perciò a rifiutare, per il momento, una simile ipotesi e credo che il desiderio di fare, di rispondere alle esigenze della popolazione abbia portato te e la giunta a pensare di poter risolvere da soli tutte le questioni. Non è possibile. L’onniscienza non è di questo mondo; per me, peraltro, nemmeno di un ipotetico altro mondo. Il senso del limite è necessario.
Può anche essere, cosa che io, come sai, non credo ( sono, infatti, una delle millecinquecento tra cittadine e cittadini che hanno firmato la petizione), che la soluzione da voi ipotizzata sia l’unica possibile e, in quanto tale, “giusta” rispetto alla situazione. Ho però in mente con chiarezza un intervento di Luciano Lama a una festa dell’Unità diversi anni fa. Il tema affrontato, di fronte alle centinaia di persone che allora affollavano piazza del Cannone, era quello della democrazia sindacale. Il compagno Lama sosteneva che è necessario organizzare assemblee nei luoghi di lavoro, favorire la presenza e l’intervento del maggior numero possibile di lavoratrici e lavoratori, discutere per pervenire a soluzioni condivise. Aggiunse, il compagno Lama, una frase che ha segnato ( penso e spero) il mio agire nel sindacato, nella scuola, nella politica quotidiana: “E’ meglio fare una cosa sbagliata decisa in mille piuttosto una cosa giusta decisa in tre”.
Ripeto, io non credo che la posizione tua e della giunta sia l’unica possibile ma, ammesso che lo sia, si tratta di una decisione assunta “in tre” e perciò, di per sé stessa, comunque, politicamente scorretta dal punto di vista della democrazia. Almeno nel senso che io attribuisco a questa parola:io penso alla democrazia partecipata come necessaria evoluzione democratica della democrazia di rappresentanza, pena la grave limitazione della democrazia stessa.
Credo che la sfida che tu hai lanciato possa essere raccolta. Il tempo ancora c’è e tempi e modi della politica nazionale sembrano evolvere verso un futuro affrontato con maggiore serietà (speriamo!). Fai, fate una pausa. Dite: “Alt! Fermiamoci, riflettiamo. Proviamo a proporre a cittadine e cittadini di questa Corsico che abbiamo pensato e continuiamo a pensare come una casa, solidale ed accogliente, non le soluzioni precostituite ma i problemi come ci si presentano e invitiamo a proporre soluzioni”.
Le firme consegnate sono millecinquecento. Sono molte. Sai anche tu che raccogliere firme non è semplice. Ancor meno lo è se, insieme alla firma, si chiede un documento di identità. Qualche tempo fa ho letto su un quotidiano che, dietro ad una persona che appone la sua firma, si può calcolare che ci siano altre ottanta persone che la pensano nello stesso modo. Millecinquecento firme sono, di per sé, tante ma, se moltiplicato per ottanta ( ma fosse anche solo per otto) il numero dovrebbe costituire un elemento di riflessione per te e per la giunta.
Dì: “A rimortis” Maria, per piacere. Dillo per te, per un’idea di democrazia partecipata, per una sinistra che sappia coniugare buona amministrazione e ricerca di mediazione politica, legalità e giustizia; per una città i cui cittadini e cittadine meritano attenzione e rispetto; per quelle e quelli che, come me, hanno votato te e la coalizione che ti ha sostenuta e ti sostiene confidando in te, in voi ( il che non vuol dire delegandovi tutto).
“La diversità è una ricchezza” è, per me, una convinzione profonda. Mi sembra assurdo che, come spesso accade nei luoghi della politica seconda, il pensiero differente produca inimicizia. Nei luoghi della politica “prima” relazionarsi, confrontarsi, mediare significa produrre soluzioni condivise mantenendo all’interno e all’esterno un clima di fiducia che si basa sulla stima e, spesso, anche sull’affetto.
Dì: “A rimortis” Maria, per piacere. Esponi a chi desidera costituire quella cittadinanza attiva, che è il sale della democrazia, problema per problema e ascolta le ipotesi di soluzioni. Magari alla fine scopriremo che la soluzione che avete ipotizzato è la migliore ma, quantomeno, non l’avrete deciso da sole e da soli. La solitudine è dura da sopportare; per una donna di sinistra è anche politicamente sbagliata.
Con l’affetto di sempre.
Antonella
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